In Italia, chi vuole avviare un’attività autonoma e lavorare in proprio ha spesso un dubbio cruciale: è necessario avere un diploma per aprire la partita IVA? La risposta della normativa è chiara e, per molti, sorprendente: non serve possedere un titolo di scuola superiore per poter registrare la propria posizione fiscale personale nella maggior parte dei casi. L’aspetto fondamentale riguarda invece il tipo di attività che si intende svolgere: a seconda del settore, possono intervenire specifiche eccezioni dovute alle peculiarità di alcune professioni regolamentate.
Requisiti di legge per l’apertura della partita IVA
La legislazione fiscale italiana stabilisce standard piuttosto semplici per chi desidera intraprendere un’attività in proprio con partita IVA. I principi chiave sono:
- Essere maggiorenni (aver compiuto 18 anni);
- Avere la capacità di intendere e volere;
- Risiedere in Italia.
Questi tre requisiti costituiscono il fondamento per l’accesso all’attività autonoma sul territorio nazionale. Il possesso di un diploma o di altri titoli scolastici non viene richiesto dalla normativa fiscale generale per l’apertura della partita IVA, che resta quindi accessibile anche a chi ha conseguito soltanto la licenza media; non ci sono limiti relativi al titolo di studio quando si tratta dell’apertura standard di una posizione fiscale personale.
Il percorso pratico è inoltre semplice e non richiede l’intervento di alcun intermediario specifico: dopo la scelta del tipo di attività e del codice ATECO, ci si può registrare compilando e presentando un modello all’Agenzia delle Entrate (modello AA9 per lavoratori autonomi e imprese individuali oppure modello AA7 per soggetti diversi) entro trenta giorni dall’inizio dell’attività.
Quando invece il titolo di studio è obbligatorio
Sebbene la regola generale non preveda il diploma come condizione, esistono eccezioni significative legate alla natura di alcune professioni regolamentate. La discriminante fondamentale è quindi il settore di attività. Ad esempio:
- Le professioni ordinistiche (come ingegneri, avvocati, architetti, commercialisti, notai, medici) prevedono per legge l’obbligo di laurea e abilitazione, oltre all’iscrizione all’albo professionale;
- Attività artigianali o sanitarie specifiche (es. estetista, parrucchiere, elettricista, ecc.) richiedono qualifiche professionali, attestati di formazione o esperienza documentata, non necessariamente un diploma di maturità, ma titoli adeguati previsti dalle normative di settore;
- Per l’apertura di alcune attività commerciali (ad esempio somministrazione di alimenti e bevande), può essere previsto il possesso di requisiti professionali acquisibili tramite corsi abilitanti o esperienza pratica.
Di conseguenza, chi intende svolgere queste attività dovrà informarsi preventivamente presso l’ente competente (es. Camera di Commercio, Ordine professionale, Regione) sulle certificazioni obbligatorie richieste per l’iscrizione o l’esercizio dell’attività.
Regimi fiscali: accessibilità senza diploma
Un aspetto spesso collegato all’apertura della partita IVA riguarda la scelta del regime fiscale. Il regime forfettario, quello oggi più popolare tra i nuovi autonomi per la sua semplicità gestionale e l’imposizione agevolata, non introduce alcun requisito aggiuntivo legato ai titoli di studio. I criteri essenziali per accedervi sono:
- Non aver superato 85.000 euro di fatturato annuo;
- Non essere soci di società di persone, associazioni professionali o società a responsabilità limitata in regime trasparente;
- Non esercitare attività in settori esclusi dal regime.
Il diploma, come per la partita IVA in generale, non costituisce limite o preclusione per l’accesso a questo regime agevolato.
Quali attività si possono svolgere senza diploma
Occupazioni autonome che non prevedono iscrizione a un albo professionale o non rientrano tra le professioni “protette” permettono di intraprendere il lavoro senza limiti derivanti dal proprio percorso scolastico.
Esempi di lavori accessibili senza diploma:
- Commercio online e negozi fisici (previa verifica di eventuali corsi abilitanti specifici per alimentari);
- Servizi digitali e creativi (copywriting, grafica, web design, social media manager, programmatore freelance);
- Lavori manuali o operativi nel settore non regolamentato (giardinaggio, consegne, pulizie, manutenzione generica);
- Consulenze e attività di supporto genericamente intellettuale non soggette ad albo (traduzioni, tutoraggio, coaching, servizi amministrativi per piccole imprese).
Costituisce invece una barriera un’attività che, secondo la normativa vigente, richiede obbligatoriamente un percorso di studi o una formazione specifica (ad esempio, farmacista, psicologo, geometra, ecc.).
Essere sprovvisti del diploma non impedisce quindi di lavorare in proprio nel vasto panorama delle attività imprenditoriali, salvo restando il rispetto di eventuali previsioni settoriali.
Ulteriori aspetti burocratici e previdenziali
Dopo l’apertura della partita IVA, chi esercita un’attività autonoma deve generalmente iscriversi a una gestione previdenziale, come la Gestione Separata INPS per professionisti senza cassa, oppure alle gestioni artigiani e commercianti per le imprese individuali e attività commerciali. Anche per questi obblighi, il titolo di studio non costituisce un prerequisito.
Inoltre, la regolarità amministrativa dell’attività può implicare l’osservanza di ulteriori adempimenti (apertura posizione INAIL per determinate tipologie di rischio, rispetto della sicurezza sul lavoro, autorizzazioni comunali, ecc.), aspetti burocratici che però non modificano la regola di base sull’assenza di obbligo di diploma.
In sintesi, la vera limitazione all’apertura della partita IVA senza diploma riguarda solo casi circoscritti e specifici legati alle normative di settore, non la disciplina fiscale generale. Informarsi preventivamente sulle modalità di esercizio dell’attività scelta e sulle eventuali abilitazioni richieste resta comunque fondamentale per avviare un percorso autonomo in piena legalità e consapevolezza.